Il prezzo della cultura

Cupofgreentea.it

Si è parlato tanto di questo sito internet – sia in bene sia in male. Nel corso dell’ultimo mese, più o meno tutti, hanno sentito parlare di ‘z library’ (o z-lib, o zeta library, dipende da come era conosciuto nei vari circoli).

Per chi avesse poca familiarità con questo sito, ecco di seguito una breve spiegazione: era un portale aperto in tutto il mondo (anche se su alcune connessioni il sito era già oscurato) che dava la possibilità a chi si collegava di trovare e scaricare articoli accademici e libri in diversi formati (pdf, epub, mobi ecc.), per le più svariate esigenze.

Ebbene, dopo ben più di 13 anni di attività, il sito è stato definitivamente chiuso dal governo degli Stati Uniti, che tramite la Polizia Postale ha sequestrato il dominio del sito per ordine del tribunale supremo. La perdita per il pubblico generale è stata immensa: il sito, secondo le ultime statistiche (aggiornate solo poco prima della chiusura) conteneva al suo interno 84 milioni di articoli e ben oltre 11 milioni di libri.

Una tragedia annunciata? Forse si, o forse no. Questo perché Z-library era riuscito a sopravvivere per ben 13 anni, anche se molti paesi (come la Francia e l’India) lo avevano già bloccato e oscurato a causa delle violazioni del copyright.

Per la chiusura definitiva, però, l’opinione pubblica ha subito trovato un colpevole: il social media di TikTok. Già da qualche giorno, infatti, sulla popolare applicazione di video brevi, erano stati vietati gli hashtag relativi al sito. Il video incriminante, però, pare essere uno in cui un utente si riprende mentre visita z-library per scaricare un libro della scrittrice Colleen Hoover, mostrando integralmente il sito, il dominio, la quantità di libri possibili da scaricare ecc. Con questo tipo di prova in mano, a quanto pare, non c’è stato nulla da fare per salvare il sito.

Alcuni giorni fa, inoltre, i due creatori del portale, Anton Napolsky e Valeriia Ermakova, entrambi russi, sono stati arrestati in Argentina (dove pare si stessero nascondendo) e sono stati incriminati dal tribunale di Brooklyn con i seguenti capi d’accusa: violazione del copyright, frode telematica e riciclaggio di denaro.

Pare quasi superfluo dirlo, ma l’opinione pubblica – soprattutto quella giovane sui social – ha iniziato a protestare da subito sulla questione. Dopo aver incriminato l’utente di TikTok che aveva postato il video esplicito sul sito, è nata una discussione che ha al centro un argomento che rimane sempre attuale: qual è il giusto prezzo da pagare per accedere alla cultura.

La domanda pare molto lecita, soprattutto perché – negli ultimi tempi – i prezzi dei libri sono saliti alle stelle, e non sono facilmente accessibili per tutte le persone che desiderano approcciarsi alla lettura e all’istruzione. Pare doveroso fare questo appunto riguardante l’istruzione, perché non tutti sanno che Z Library non offriva solo libri di narrativa fittizia e svago, ma – come hanno poi fatto notare innumerevoli utenti dei social media – offriva soprattutto importantissimi testi accademici, documenti di ricerca e testi. Volumi che sono quasi impossibili da reperire in alcune parti del mondo – biblioteche alla mano o no – e che, se sono reperibili per l’acquisto, hanno dei prezzi esorbitanti che li rendono accessibili solo a chi se li può permettere.

Questo parrebbe, a tutti gli effetti, una limitazione della cultura, che diviene accessibile solo a chi ha i mezzi per permettersela – ergo, le classi più abbienti e benestanti. Questo discorso, quindi, escluderebbe dalla possibilità di crearsi una cultura tutti quei paesi meno ricchi, o ancora in via di sviluppo (in cui l’uso di Z-Lib e delle biblioteche ben fornite è molto maggiore rispetto ad altri paesi ‘del primo mondo’). La chiusura di Z Library è stata presa come una tragedia: molti utenti l’hanno paragonata alla distruzione della storica biblioteca di Alessandria.

Lungi da questa pubblicazione voler supportare la pirateria, infrangendo così il sacrosanto diritto d’autore, una legge importantissima per proteggere autori e scrittori di tutto il mondo.
Che sia questo, però, un modo per dare inizio a una piccola rivoluzione? Un modo per cambiare e ripensare la fruizione della cultura come la intendiamo oggi?

Basti pensare a quello che è successo con l’industria musicale, per far fronte alla pirateria: è nato iTunes (piattaforma dove è possibile acquistare musica a prezzi davvero accessibili a tutti), e in seguito le piattaforme di streaming (Spotify, Apple Music, Amazon Music ecc.) dove, con un abbonamento mensile o annuale, è davvero possibile avere accesso a una libreria musicale completa ed esaustiva.

Soluzioni del genere, purtroppo, non sono ancora state inventate e approvate per la fruizione di libri – accademici e non – aperti a tutti, in qualsiasi parte del mondo si trovino.

Che sia arrivato, quindi, il momento di rivedere il copyright, insieme al diritto d’autore? Può la chiusura di Z Library aprire il dibattito sulla questione?

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